Ciao, mi chiamo Gabriele e ho 40 anni.
Da circa 25 anni frequento banconi. Più o meno dalla quarta superiore fatta in un liceo Linguistico a Varese dove ho capito che: mi piaceva il cinema, mi piaceva la musica, mi piacevano le donne. Di solito queste 3 cose si trovano in 3 posti differenti. Invece poco tempo dopo ho scoperto che musica, donne e il cinema (inteso come fare il cinema, alla milanese) si trovano tutte insieme al bancone di un bar.
E da li ho iniziato a girarne diversi. A memoria era da quando ero nato che stavo al bancone del bar di mia nonna e dei miei genitori. Ma non ne capivo il piacere. Poi ho scoperto quello del new life a Casorate, profonda provincia depressa di Varese, e appena preso la macchina ho scoperto il bancone della signora a Gallarate (pub ancora aperto a distanza di 40 anni). Non so come si chiamava, come si chiama o come si potrebbe chiamare. Prevalentemente birra. Non molto consapevolmente. Mi piaceva la Leffe. Poi al bancone dell’Agripub di Gallarate (Ancora aperto per me ma per gli altri ha cambiato nome e gestore) dove Claudio mi ha insegnato a capire di birre. Dal Belgio (Dove ci sono stato ma ho bevuto champagne) fino alla Germania (Dove ci sono stato ma ho bevuto poco) passando per l’Italia con le prime Baladin (Dove ci sono stato ma ho bevuto vino).
Nel mentre ho iniziato ad andare a Milano all’università. Li ho scoperto i dischi in vinile, le donne di Milano, i locali di Milano, i cocktail più semplici come il negroni e l’americano, scoprendo che il campari non si usa solo col bianco ma anche con altro, anche se il campari col bianco rimane il primo e unico amore eterno. Anche perché i banconi erano prevalentemente luogo dove si ballava. Come all’Heineken di Castellanza (Ex crazy bull) dove prima si beveva il Coca e Rum da un litro (A 20.000 lire) e dove per un periodo sono stato più presente del proprietario.
Sono anche andato a vivere da solo, cucinando male ma iniziando a bere vino, prevalentemente bianco, a diversi orari e con diversi sapori e risultati. Cucinare male, bere bene. Ho iniziato a usare una videocamera. Male. Ma ho apprezzato la mia veloce capacità di fare della scarsa qualità e dell’approssimazione un marchio di fabbrica quasi piacevole.
Ogni tanto ho incontrato qualche donna, poi ne ho trovata una che mi ha stregato. E il bere è diventato di coppia. Al bancone ovviamente. Anche se in coppia spesso il tavolo vince. Peccato. Però, da solo, il piacere del bancone lo continuavo a tenere come intenso e piacevole. Ho spostato i banconi verso Legnano, dove ho lavorato per 12 anni come educatore. Ho visto aprire il Panacea, il Vinacciolo, perfino il The mode. Ma non mi ci sono mai affezionato veramente. La chiusura dell’Agripub ha creato un grosso vuoto in me. Ho iniziato la mia vita nomade. Da Samarate mi sono spostato a Varese e poi a Morazzone. Nei bar ho trasferito il mio spirito infedele, cercando di rimanere monogamo nella vita di coppia, girando l’infedeltà sul bancone, girandonene di ogni tipo e colore. In Italia, ma anche in Portogallo (Lisbona ne ha di stupendi) oppure in Andalusia (Siviglia che amore). Ed è arrivata Anna, mia figlia. Stupendo! Meno banconi, più notti in bianco. Ma si fa e lo si fa con gioia. Pensi, forse, che il campari non ti darà più quella illusione di eternità. Ma per fortuna non è così.
La musica era altalenante. Sono passato dall’hip hop a tutto il resto. Ho scoperto e viaggiato. Ho anche documentato questo mio viaggio, con pezzi del puzzle che si sono incastrati in The Piecemaker.
Poi arrivano i 33 e la crisi di mezza età aumenta la velocità nello svuotare i bicchieri e diminuisce il romanticismo. Ma poi tutto torna. Scopro il Crazy pub di Casorate Sempione che adesso è gestito da un vecchio amico di bevute. Riscopro alcuni locali a Varese, dei nuovi posti a Milano. Nulla di che. Amori passeggeri ma che segnano la primavera, la rinascita.
Nel mentre mi sono separato e ho passato molto tempo al tavolo di casa, bevendo e chiudendomi in un nero che non aiuta di certo a scoprire banconi nuovi. La solitudine è solo un punto di vista, in quel periodo più una condanna che una conquista. Ma poi arriva il Pepita. Pepita vera dorata e piena di amici nuovi, idee nuove, giri di campari vecchi e idee nuove (Come quella che il prosecco alle 3 di notte sgrassa via tutto).
La biografia si chiude al Quarto Stato di Cardano al Campo. Dove ho ritrovato la mia essenza. Il mio urlare, il mio sbiascicare, inventare, discutere, litigare, chiedere scusa, bere gin tonic e far finta che l’eternità esiste. Far finta. Sai che non esiste, ma in quel momento sei il cinema, ci sono gli amici, la musica e (non sempre) le donne. Ma ormai sono vecchio e innamorato di una persona che ama il bancone come me. Se condividi il bancone, allora hai vinto. E io ho vinto!
P.s. il documentario più divertente da fare?